carità e politica... è chiedere troppo?

Papa Paolo VI, in maniera coraggiosa e profetica, ha definito la politica come "la più alta forma di carità". Lo ha fatto il 25 aprile 1970, all'assemblea della FAO a Roma, l'organismo dell'ONU per lo sviluppo dell'alimentazione e dell'agricoltura nel mondo: la cabina di regia che dovrebbe sovrintendere ai rischi della fame sul nostro pianeta.
Riprende questa frase da Papa Pio XI, che il 18 dicembre 1927 la propone come riflessione ai direttivo dell'Università Cattolica: siamo nel periodo tra le due guerre mondiali.
Anche dal punto di vista comunicativo, davvero una "vision" notevole, alta, di grande responsabilità, considerando il contesto di drammi come la guerra e la fame, nel quale viene pronunciata.
Un azzardo porre termini come politica e carità nella stessa frase? Credo che non bisogna smettere di coltivare la speranza, ma sia fondamentale riscrivere le basi della formazione politica, rimettendo al centro la persona.
Forse è stato un azzardo anche l'articolo 11 della nostra Costituzione, ma bisogna ripartire da qui, senza se e senza ma:
"L'Italia ripudia la guerra come strumento di offesa alla libertà degli altri popoli e come mezzo di risoluzione delle controversie internazionali; consente, in condizioni di parità con gli altri Stati, alle limitazioni di sovranità necessarie ad un ordinamento che assicuri la pace e la giustizia fra le Nazioni; promuove e favorisce le organizzazioni internazionali rivolte a tale scopo".
Dove è finita questa "road map" per l'azione politica, dove ci siamo persi?