essere ponte e dialogo, tracciare nuove strade

“è una lettera ai preti contenti di essere preti”.
“Mi dicono che ogni sera si può ascoltare in ogni parte della diocesi l’innalzarsi di un cantico stupefacente (quello di Maria) di cui il mondo intero si sorprende: l’anima mia magnifica il Signore, e io il mio spirito esulta in Dio mio salvatore”.

Un vero e proprio incoraggiamento per tutti i sacerdoti che sono davvero contenti di essere preti ma che chiaramente possono vivere anche momenti di sconforto e di stanchezza.

Essere sacerdoti è bello e questa gioia dobbiamo imparare a trasmetterla con i pesi e le fatiche.
Non esiste quella gioia insensata che fa camminare le persone con il sorriso finto stampato in faccia e slogan “e gioia sia”.
C’è la gioia vera che nasce da un profondo rapporto con il Signore, coltivato nella preghiera quotidiana e nell’amministrazione dei sacramenti.
Se riusciamo a trasmettere questa gioia anche ai nostri giovani, non avremo difficoltà nel far comprendere che essere preti è bello e “sì, ne vale la pena”.

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