Affrontando la
vita e l’operato di Giorgio La Pira, confrontandoci con realtà che ne fanno la
loro missione, si comprende che è possibile costruire un’alternativa fondata su
valori quali giustizia, equità e comunione. Per non
annegare nel gorgo turbinoso delle notizie negative, l’impegno da cui iniziare
a costruire l’alternativa riguarda il ricercare le numerose buone notizie che
fanno fatica a raggiungere la nostra attenzione. Tuttavia, per
realizzare l’alternativa è importante non sentirsi soli; l’invito è dunque
rivolto all’intera comunità ecclesiale a vivere pienamente il mondo e non nel
mondo, accettandone il mutamento e affrontando le sfide che esso comporta.
Bel campo! Mi
ha fatto riflettere molto sull’importanza concreta delle azioni che i giovani
fanno, mossi da ideali e grande energia. Ho visto i benefici effettivi di
questo modo di operare, tramite le testimonianze delle persone incontrate
durante la settimana. Questo mi
porterà sicuramente a non scoraggiarmi al pensiero che la mia azione potrebbe
non portare a nulla, perché piccola.
Ogni campo
lascia un’impronta dentro di noi, a volte per coglierla serve tempo ma essa
matura e cresce in noi già dalla partenza. Credo che il campo giovani vissuto a
Firenze, soprattutto grazie al gioco pieno di spunti, ci abbia permesso di far
sorgere non una ma più impronte che spaziano in più direzioni.
Finalmente
siamo giunti all’ultima giornata di campo, quella in cui si tirano un po’ le
somme. Per quanto mi riguarda è stata un’esperienza ampiamente positiva, ho
avuto modo di staccare dai ritmi del lavoro e rilassarmi, ma anche arricchirmi
culturalmente e spiritualmente.
Ogni giorno è
stato ben speso, ogni momento è stato ricco di significato, dai momenti
conviviali a tavola alle condivisioni e alle testimonianze. Mi porto a casa
sicuramente tanta bellezza e tanta gioia nel cuore, da trasmettere alle persone
che incontrerò tornando nella mia famiglia, nel lavoro e nella comunità
parrocchiale.
Signore, grazie
per avermi donato questa compagnia e questi giorni così felici; sono partito
zoppo, ma ho riscoperto la curiosità dentro di me. E’ stato un
campo giovani in cui ho potuto trovare tanta fede e ricchezza personale, soprattutto
nei valori civili come in Comune a Firenze, ma anche nei valori religiosi come
a San Miniato. Grazie per
avermi dato la possibilità di potermi esprimere con tutti, dentro il nostro
campo e anche con persone al di fuori, grazie per gli affetti e per le
condivisioni. Grazie Signore
per avermi spogliato delle brutte cose ed esperienze negative e per avermi
rigenerato a vita nuova, donandomi un cuore nuovo e ardenti propositi: famiglia,
fede, unità e molti pensieri positivi. Fammi, o
Signore, aprire il cuore verso i poveri come Giorgio La Pira.
Partecipare a
un campo scuola è sempre un modo per staccare dalla realtà di tutti i giorni e
avere spazio e tempo per interrogarsi e mettersi di fronte a sé stessi. Nella vita
quotidiana, spesso ci si dimentica di dare attenzione alla propria intimità,
coscienza e fede; allora il campo scuola offre una dimensione e un clima che
possono a volte sembrare irreali, per riprendere il filo di sé stessi. Gli spunti
offerti sono stati tanti e di ogni genere, cosicchè tu ti porti a casa non
conoscenze, non certezze ma piuttosto domande che ti costringono ad impegnarti
per trovare una risposta.
Come prima esperienza
in un campo scuola, devo dire che ho apprezzato tutte le sue sfaccettature, sia
quelle positive che negative. Ho potuto
ascoltare testimonianze fondamentali per conoscere la figura storico-politica e
religiosa che è stato Giorgio La Pira, comprendere il suo pensiero e la sua
volontà come sindaco di fare il bene del popolo, senza mai dimenticarsi dei
poveri. Al di fuori di
questo, ho goduto della compagnia di persone meravigliose che mi hanno fatto
sentire in famiglia e con cui mi sono divertita molto.
L’esperienza su
Giorgio La Pira è stata illuminante sotto molti punti di vista e spero di
riuscire a trarne ispirazione anche per la vita di tutti i giorni. Aver vissuto il
campo con un gruppo non troppo numeroso mi ha aiutato a socializzare al meglio
con più persone e ad instaurare legami più stretti.
Da questo campo
mi porto a casa un bagaglio molto importante che Dio mi ha fatto capire. Se una
persona sente la chiamata, la vocazione da parte di Dio, non possiamo
rispondere con un sì ma in modi diversi e non necessariamente consacrarsi alla
vita religiosa. La cosa
difficile però è scoprire in che ambito operare, scoprire cioè il disegno che
Dio ha posto su di te, ha fatto per te. Ognuno di noi infatti è stato
desiderato da Dio in questo modo per un motivo. Consiglio a qualsiasi giovane di fare un’esperienza
del genere, perché ti aiuta a ricaricare quella batteria della fede, che forse
col passare del tempo si è scaricata piano piano