perdersi in Dio per non perdere sapore

In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: «Voi siete il sale della terra; ma se il sale perde il sapore, con che cosa lo si renderà salato? A null'altro serve che ad essere gettato via e calpestato dalla gente. Voi siete la luce del mondo; non può restare nascosta una città che sta sopra un monte, né si accende una lampada per metterla sotto il moggio, ma sul candelabro, e così fa luce a tutti quelli che sono nella casa. Così risplenda la vostra luce davanti agli uomini, perché vedano le vostre opere buone e rendano gloria al Padre vostro che è nei cieli».

Matteo 5, 13-16


LA PAROLA DI DIO

P. Ermes Ronchi

Voi siete il sale, voi siete la luce. Siete come un istinto di vita che penetra nelle cose, come il sale, si oppone al loro degrado e le fa durare.

Siete un istinto di bellezza, che si posa sulla superficie delle cose, le accarezza, come la luce, e non fa violenza mai, ne rivela invece forme, colori, armonie e legami. Così il discepolo-luce è uno che ogni giorno accarezza la vita e rivela il bello delle persone, uno dai cui occhi emana il rispetto amoroso per ogni vivente. 

Voi siete il sale, avete il compito di preservare ciò che nel mondo vale e merita di durare, di opporvi a ciò che corrompe, di far gustare il sapore buono della vita.

Voi siete la luce del mondo. Una affermazione che ci sorprende, che Dio sia luce lo crediamo; ma credere che anche l’uomo sia luce, che lo sia anch’io e anche tu, con i nostri limiti e le nostre ombre, questo è sorprendente. E lo siamo già adesso, se respiriamo vangelo: la luce è il dono naturale di chi ha respirato Dio.

Chi vive secondo il vangelo è una manciata di luce gettata in faccia al mondo (Luigi Verdi). 

E non impalcandosi a maestro o giudice, ma con i gesti: risplenda la vostra luce nelle vostre opere buone. Sono opere di luce i gesti dei miti, di chi ha un cuore bambino, degli affamati di giustizia, dei mai arresi cercatori di pace, i gesti delle beatitudini, che si oppongono a ciò che corrompe il cammino del mondo: violenza e denaro. Quando due sulla terra si amano compiono l’opera: diventano luce nel buio, lampada ai passi di molti, piacere di vivere e di credere. In ogni casa dove ci si vuol bene, viene sparso il sale che dà sapore buono alla vita.

Mi sembra impossibile, da parte di Gesù, riporre tanta stima e tanta fiducia in queste sue creature! In me, che lo so bene, non sono né luce né sale.

Eppure il vangelo mi incoraggia a prenderne coscienza: Non fermarti alla superficie di te, al ruvido dell’argilla di cui sei fatto, cerca in profondità, verso la cella segreta del cuore, scendi nel tuo santuario e troverai una lucerna accesa, una manciata di sale: frammento di Dio in te.

L’umiltà della luce e del sale: la luce non illumina se stessa, nessuno mangia il sale da solo. Così ogni discepolo deve apprendere la loro prima lezione: a partire da me, ma non per me. La povertà del sale e della luce è perdersi dentro le cose, senza fare rumore né violenza, e risorgere con loro. Come suggerisce il profeta Isaia: Illumina altri e ti illuminerai, guarisci altri e guarirà la tua ferita (Isaia 58,8). Non restare curvo sulle tue storie e sulle tue sconfitte, chi guarda solo a se stesso non si illumina mai. Tu occupati della terra e della città, e la tua luce sorgerà come un meriggio di sole.

 

IL CAMMINO DELL’UOMO 

Testimonianza cristiana è “sale e luce” per dare gloria a Dio. No a “sicurezza artificiale”

papa Francesco
Casa S. Marta, 17.06.2017 

Essere luce e sale per gli altri, glorificando Dio con la propria vita. Questo, secondo il Papa, il “compito” dei cristiani. Nell’omelia della Messa mattutina a Casa Santa Marta, alla quale hanno preso parte anche i cardinali del Consiglio dei nove, Francesco ha messo l’accento sul messaggio decisivo e senza sfumature proposto dal Vangelo, riferisce Radio Vaticana, ed ha esortato i cristiani a non cercare “sicurezze artificiali”, ma ad affidarsi con fiducia allo Spirito Santo. Il “sì”, il “sale”, la “luce”: queste le tre parole evangeliche forti – proposte dalla Seconda Lettera di San Paolo ai Corinzi – su cui si è soffermato il Papa sottolineando che l’annuncio del Vangelo è “decisivo”, non ci sono “quelle sfumature” del sì e no che, alla fine, “ti portano a cercare una sicurezza artificiale”. In questo “sì”, ha detto, troviamo “tutte le parole di Dio in Gesù, tutte le promesse di Dio”. In Gesù, “si compie tutto quello che è stato promesso e per questo Lui è pienezza”. Per Francesco “in Gesù non c’è un ‘no’: sempre ‘sì’, per la gloria del Padre. Ma anche noi partecipiamo di questo ‘sì’ di Gesù,” perché “siamo unti, sigillati e abbiamo in mano quella sicurezza – la ‘caparra’ dello Spirito”. “Tutto è positivo”, ha ripreso il Papa. “E quella testimonianza cristiana” è “sale e luce”. “Luce per illuminare e chi nasconde la luce fa una contro-testimonianza” rifugiandosi nell’un po’ “sì” e un po’ “no”. 

“Sì – sì”, “no – no”: parole decisive, come ci ha insegnato il Signore giacché, ha rammentato Francesco, “il superfluo proviene dal maligno”. È proprio “questo atteggiamento di sicurezza e di testimonianza – ha aggiunto – quello che il Signore ha affidato alla Chiesa e a tutti noi battezzati”: “Sicurezza nella pienezza delle promesse in Cristo: in Cristo tutto è compiuto. Testimonianza verso gli altri”. Questo è essere cristiano: “Illuminare, aiutare a che il messaggio e le persone non si corrompano, come fa il sale”. La proposta cristiana, ha detto Francesco, è tanto semplice ma “tanto decisiva e tanto bella, e ci dà tanta speranza”. “Io sono luce – possiamo domandarci – per gli altri? Io – ha detto ancora il Papa – sono sale per gli altri?, che insaporisce la vita e la difende dalla corruzione? Io sono aggrappato a Gesù Cristo, che è il ‘sì’? Io mi sento unto, sigillato?”. Quando vediamo una persona “solare”, questo “è riflesso del Padre in Gesù nel quale le promesse sono tutte compiute. Questo è il riflesso dell’unzione dello Spirito che tutti noi abbiamo”. E Gesù dice ai discepoli: ‘Così risplenda la vostra luce davanti agli uomini perché vedano le vostre opere buone e rendano gloria al Padre’. Tutto questo, per glorificare Dio. La vita del cristiano è così”. Di qui l’auspicio di essere “radicati nella pienezza delle promesse in Cristo Gesù che è ‘sì’, totalmente ‘sì’, e portare questa pienezza con il sale e la luce della nostra testimonianza agli altri per dare gloria al Padre che è nei cieli”. 


CONTINUIAMO A SEMINARE

Una sfida che stiamo affrontando nella nostra Parrocchia... 
NON PERDERSI E NON PERDERE IL SAPORE.

A volte si ha paura di proporre lo studio della Parola di Dio, temendo sia ritenuto difficile. Anche un cammino strutturato su vari appuntamenti da l'idea di non intercettare le aspettative dei fedeli.
Serve una relazione con Dio dinamica, vitale. Non sentirci rassicurati da quello che noi stiamo costruendo con Dio. Serve sentirci insipidi... bisognosi del sapore vero, al quale cerchiamo di educarci... sperimentando, allenandoci.

Se provassimo la "co-creazione", una comunicazione di Dio davvero relazionale e simmetrica?

Non più passività di fronte ad un'unica fonte o canale che propone, ma linguaggio, codice, contesto, proposta e feedback.
Parafrasando il Card. Martini, la "cattedra dei non sapienti"... perché sapienza (il sàpere) è "metterci il sale" e quello viene dal mare che e Dio, non dai nostri tentativi maldestri di insaporire un brodo ormai allungato.

#spiritualità #cocreazione