Pio d'Emilia: grazie per il tuo raccontare e vivere gli altri


Tutto iniziò con un messaggio in rete, una specie di "messaggio in bottiglia"...
Non avevo speranze particolari o altri fini: solo il desiderio di dire la mia ammirazione. Non sapevo sinceramente che tipo di esiti potesse avere un'idea del genere.
Ho cancellato dalla schermata di questo messaggio, i nomi e i riferimenti.  
Era il 2017...

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Pochi giorni dopo, davvero inaspettata la sua risposta via Messenger e l'inizio di tutto: incontri, amicizia, esperienze condivise. Ma soprattutto, racconti... quanti racconti.
A sentirlo parlare, per me si fermava tutto, anche il respiro vorrei quasi dire. Forse la sindrome delle vecchio e il bambino, del discepolo e dell'uomo ricco di saggezza: se Pio si accorge che gli "do del vecchio" mi ammazza... e che lo chiamo saggio, sicuramente mi manda a quel paese.

Una risposta sul display del cellulare:

- Ma grazie... lei di dov'è? (semplice, secco, diretto) 
- Sono un Prete della Diocesi di Padova. La seguo da parecchio tempo: lungo le frontiere europee, nel mediterraneo, ora con i terremotati.
Non solo notizie (in posti dove nessuno va) ma grande umanità e un approccio e un'empatia che mi hanno fatto veramente riflettere. Mi farà piacere se potremo tenere i contatti, se le fa piacere...
Non abbiamo più smesso di sentirci e, appena possibile, incontrarci
Più che risposte, voleva che gli raccontassi di me.

Qualche mese dopo mi scrive:
- Beh, non mi dici niente... ora che scrivo per Avvenire?
Quanto avevamo parlato di pensieri e religioni (esigente e mai tenero con nessuno lui per primo) cultura e incontro (molto sognatore e molto "avanti", ma lettore lucidissimo della realtà. Mi impressionava sempre, spiazzandomi e dando delle chiavi di lettura che non ho colto da nessun altro. Dice e non dice: ma la Chiesa (pur non comprendendola o accentandola su molte cose e sul suo pori nei confronti della Società) "vale sempre la pena di confrontarsi con lei: volevo darmi una prospettiva nuova, da dentro".
Cosa si risponde ad una cosa così?

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il primo incontro, in parrocchia da me...

Nell'estate del 2022, dove l'ho visto molto sofferente, in un piccolo viaggio insieme in Veneto,  gli ho raccontato della mia Tesi di Laurea sul "costruire ponti nella Chiesa". Alla mia sottolineatura "passi per un'architettura di relazione" mi ha sorriso beffardo chiedendomi: "tu come ti vedi? Architetto, manovale... cosa?"
Mi è uscito con un filo di voce (volevo condividere anche questo, per rispetto a come si poneva nei confronti delle persone): Qualcosa in cui abitare e che prenda forma su quello che posso fare, su coloro che posso incontrare.
"Un altro sognatore.. qua si comincia a stare stretti" la sua risposta. Per un attimo ho pensato di usare questa frase come titolo per la tesi o per uno dei capitoli. Purtroppo non facevo più in tempo... ma per me questa è una delle pagine più belle che completato il mio corso di studi in Scienze e tecniche dalla comunicazione grafica e multimediale, al termine del quale mi sono laureato nello scorso Luglio.

alcuni esempi del suo raccontare

Fukushima: il dramma nucleare messo sotto silenzio


Hong Kong: intervista al missionario Franco Mella


Hong Kong, Paul Zimmerman: “Vogliamo inchiesta su proteste”


La "ferroVIA" della seta

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Taiwan, tra Cina e digitalizzazione


Continua...
senz'altro continua