prossimità e co-creazione
#ChiesaeComunicazione
Se chiedessero un nostro parere, se la Chiesa "facesse un passo" verso di noi e ci intervistasse?
Nel comunicare, la Chiesa deve necessariamente confrontarsi con tre aspetti molto importanti:
◇ la prossimità
◇ l'autoreferenzialità
◇ la co-creazione
PROSSIMITÀ
Da sempre il metodo usato (prediche domenicali in testa) è quello "broadcasring": da uno a molti, senza ritorno o possibilità di replica, scambio, condivisione. Questo crea lontananza.
E se riuscissimo a fare un passo incontro agli altri, in anticipo, senza sperare o pretendere risposte che non ci impegniamo mai a suscitare realmente?
Arrivare agli altri ascoltandoli, creando strumenti per approfondire e dire la propria?
Da qualche tempo, io propongo un podcast con il Vangelo della Domenica, da ascoltare per esempio in auto, andando al lavoro:
https://rss.com/it/podcasts/chiesaonlife/
Avere qualcosa da dire, ma soprattutto qualcuno che ti da l'opportunità di riflettere e dire la tua. Questo è seminare la prossimità.
AUTOREFERENZIALITÀ
Un grosso rischio. Parlarsi addosso, usare un linguaggio per iniziati (l'ecclesialese), oltre a usare strumenti, tentare di farsi passare per il "messaggio".
La Chiesa annuncia Cristo o predica se stessa?
Qui bisogna costruire ponti con le diverse realtà e ambiti di vita. Anzi è necessario sforzarsi di "essere ponti" (credibilità del fare, senza parlare soltanto) lasciarsi attraversare, quasi scomparire (non pretendere di essere indispensabili) nella dimensione di una relazione, di un viaggio verso Dio e il prossimo.
CO-CREAZIONE
Persone che si vogliono bene, che progettano e vivono una "simmetria di incontro": punti in comune, ascolto, responsabilità, prendersi cura, competenza, senza pretendere per forza l'ultima parola.
Linguaggi anche nuovi e condivisi, che aprano gli occhi e "facciano ardere il cuore, camminando con gli altri". L'esempio di Gesù con i discepoli di Emmaus: Gesù, "non fa tutto lui", i discepoli non sanno, non capiscono... ma ascoltano, accolgono e ripartono diventando "ponti" per gli altri nella comunità.
Tralasciando singole questioni della Chiesa, perchè non tentare qualche passo in questa direzione?
Proviamo un esperimento di co-creazione?
Leggiamo e approfondiamo una pagina del Vangelo: per una riflessione personale, per un primo approccio tematico o di contenuto alla proclamazione in chiesa (magari scrivendo una parola chiave o qualcosa che abbiamo particolarmente messo a fuoco).
Quello che potremo pensare, in che modo potrebbe diventare "ponte" per qualche passo verso gli altri, verso la Chiesa, verso Dio?
Domenica prossima, 7 agosto, il Vangelo sarà questo:
In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli:
«Non temere, piccolo gregge, perché al Padre vostro è piaciuto dare a voi il Regno.
Vendete ciò che possedete e datelo in elemosina; fatevi borse che non invecchiano, un tesoro sicuro nei cieli, dove ladro non arriva e tarlo non consuma. Perché, dov’è il vostro tesoro, là sarà anche il vostro cuore.
Siate pronti, con le vesti strette ai fianchi e le lampade accese; siate simili a quelli che aspettano il loro padrone quando torna dalle nozze, in modo che, quando arriva e bussa, gli aprano subito.
Beati quei servi che il padrone al suo ritorno troverà ancora svegli; in verità io vi dico, si stringerà le vesti ai fianchi, li farà mettere a tavola e passerà a servirli. E se, giungendo nel mezzo della notte o prima dell’alba, li troverà così, beati loro!
Cercate di capire questo: se il padrone di casa sapesse a quale ora viene il ladro, non si lascerebbe scassinare la casa. Anche voi tenetevi pronti perché, nell’ora che non immaginate, viene il Figlio dell’uomo».
Allora Pietro disse: «Signore, questa parabola la dici per noi o anche per tutti?».
Il Signore rispose: «Chi è dunque l’amministratore fidato e prudente, che il padrone metterà a capo della sua servitù per dare la razione di cibo a tempo debito? Beato quel servo che il padrone, arrivando, troverà ad agire così. Davvero io vi dico che lo metterà a capo di tutti i suoi averi.
Ma se quel servo dicesse in cuor suo: “Il mio padrone tarda a venire”, e cominciasse a percuotere i servi e le serve, a mangiare, a bere e a ubriacarsi, il padrone di quel servo arriverà un giorno in cui non se l’aspetta e a un’ora che non sa, lo punirà severamente e gli infliggerà la sorte che meritano gli infedeli.
Il servo che, conoscendo la volontà del padrone, non avrà disposto o agito secondo la sua volontà, riceverà molte percosse; quello invece che, non conoscendola, avrà fatto cose meritevoli di percosse, ne riceverà poche.
A chiunque fu dato molto, molto sarà chiesto; a chi fu affidato molto, sarà richiesto molto di più».
Luca 12, 32-48
Se chiedessero un nostro parere, se la Chiesa "facesse un passo" verso di noi e ci intervistasse?
Nel comunicare, la Chiesa deve necessariamente confrontarsi con tre aspetti molto importanti:
◇ la prossimità
◇ l'autoreferenzialità
◇ la co-creazione
PROSSIMITÀ
Da sempre il metodo usato (prediche domenicali in testa) è quello "broadcasring": da uno a molti, senza ritorno o possibilità di replica, scambio, condivisione. Questo crea lontananza.
E se riuscissimo a fare un passo incontro agli altri, in anticipo, senza sperare o pretendere risposte che non ci impegniamo mai a suscitare realmente?
Arrivare agli altri ascoltandoli, creando strumenti per approfondire e dire la propria?
Da qualche tempo, io propongo un podcast con il Vangelo della Domenica, da ascoltare per esempio in auto, andando al lavoro:
https://rss.com/it/podcasts/chiesaonlife/
Avere qualcosa da dire, ma soprattutto qualcuno che ti da l'opportunità di riflettere e dire la tua. Questo è seminare la prossimità.
AUTOREFERENZIALITÀ
Un grosso rischio. Parlarsi addosso, usare un linguaggio per iniziati (l'ecclesialese), oltre a usare strumenti, tentare di farsi passare per il "messaggio".
La Chiesa annuncia Cristo o predica se stessa?
Qui bisogna costruire ponti con le diverse realtà e ambiti di vita. Anzi è necessario sforzarsi di "essere ponti" (credibilità del fare, senza parlare soltanto) lasciarsi attraversare, quasi scomparire (non pretendere di essere indispensabili) nella dimensione di una relazione, di un viaggio verso Dio e il prossimo.
CO-CREAZIONE
Persone che si vogliono bene, che progettano e vivono una "simmetria di incontro": punti in comune, ascolto, responsabilità, prendersi cura, competenza, senza pretendere per forza l'ultima parola.
Linguaggi anche nuovi e condivisi, che aprano gli occhi e "facciano ardere il cuore, camminando con gli altri". L'esempio di Gesù con i discepoli di Emmaus: Gesù, "non fa tutto lui", i discepoli non sanno, non capiscono... ma ascoltano, accolgono e ripartono diventando "ponti" per gli altri nella comunità.
Tralasciando singole questioni della Chiesa, perchè non tentare qualche passo in questa direzione?
Proviamo un esperimento di co-creazione?
Leggiamo e approfondiamo una pagina del Vangelo: per una riflessione personale, per un primo approccio tematico o di contenuto alla proclamazione in chiesa (magari scrivendo una parola chiave o qualcosa che abbiamo particolarmente messo a fuoco).
Quello che potremo pensare, in che modo potrebbe diventare "ponte" per qualche passo verso gli altri, verso la Chiesa, verso Dio?
Domenica prossima, 7 agosto, il Vangelo sarà questo:
In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli:
«Non temere, piccolo gregge, perché al Padre vostro è piaciuto dare a voi il Regno.
Vendete ciò che possedete e datelo in elemosina; fatevi borse che non invecchiano, un tesoro sicuro nei cieli, dove ladro non arriva e tarlo non consuma. Perché, dov’è il vostro tesoro, là sarà anche il vostro cuore.
Siate pronti, con le vesti strette ai fianchi e le lampade accese; siate simili a quelli che aspettano il loro padrone quando torna dalle nozze, in modo che, quando arriva e bussa, gli aprano subito.
Beati quei servi che il padrone al suo ritorno troverà ancora svegli; in verità io vi dico, si stringerà le vesti ai fianchi, li farà mettere a tavola e passerà a servirli. E se, giungendo nel mezzo della notte o prima dell’alba, li troverà così, beati loro!
Cercate di capire questo: se il padrone di casa sapesse a quale ora viene il ladro, non si lascerebbe scassinare la casa. Anche voi tenetevi pronti perché, nell’ora che non immaginate, viene il Figlio dell’uomo».
Allora Pietro disse: «Signore, questa parabola la dici per noi o anche per tutti?».
Il Signore rispose: «Chi è dunque l’amministratore fidato e prudente, che il padrone metterà a capo della sua servitù per dare la razione di cibo a tempo debito? Beato quel servo che il padrone, arrivando, troverà ad agire così. Davvero io vi dico che lo metterà a capo di tutti i suoi averi.
Ma se quel servo dicesse in cuor suo: “Il mio padrone tarda a venire”, e cominciasse a percuotere i servi e le serve, a mangiare, a bere e a ubriacarsi, il padrone di quel servo arriverà un giorno in cui non se l’aspetta e a un’ora che non sa, lo punirà severamente e gli infliggerà la sorte che meritano gli infedeli.
Il servo che, conoscendo la volontà del padrone, non avrà disposto o agito secondo la sua volontà, riceverà molte percosse; quello invece che, non conoscendola, avrà fatto cose meritevoli di percosse, ne riceverà poche.
A chiunque fu dato molto, molto sarà chiesto; a chi fu affidato molto, sarà richiesto molto di più».
Luca 12, 32-48