quale comunicazione per la Chiesa?

Nella lingua greca, parrocchia si dice paroikía che significa “vicinanza”.
Deriva dal verbo paroikéo che significa “vivere vicino”.

La parrocchia, dunque, è la casa che vive vicino alle altre case, è la casa dei vicini, di tutti.
Papa Giovanni XXIII, parlando della Chiesa, la definiva come “l’antica fontana del villaggio che dà l’acqua alle generazioni di oggi, come la diede a quelle del passato”.

Questa definizione di san Giovanni XXIII può senz’altro applicarsi alla parrocchia, in forza di quanto afferma il Concilio Vaticano II nella Costituzione sulla Sacra Liturgia:
“Le parrocchie … rappresentano, in certo qual modo, la Chiesa visibile stabilita su tutta la terra”.

L’immagine è davvero bella e suggestiva.
“Beati quelli che hanno sete!”, abbiamo ascoltato nella lettura del Vangelo.
La fontana del villaggio continua a essere lì. È vero, lo sa molto bene la saggezza dell’antica fontana che, se non andiamo oggi, forse andremo domani o quando saremo vecchi e scopriremo una sete che è come un fuoco che ci brucia e che nessuna acqua potrà spegnere.

Gli operai della fontana devono avere pazienza. Quello che non succede oggi, forse potrà succedere domani o col passare del tempo.
Quello che conta è che la fontana continui a vivere presso i suoi vicini, vicino a tutti: che la fontana continui a dare a tutti quell’acqua che dà vita e vita eterna; acqua che sgorga da una fontana di una bellezza unica, perché – come diceva sant’Agostino – è una “bellezza antica e sempre nuova”.

L’antica fontana del villaggio, che non è un museo di archeologia, continua a dare “l’acqua alle generazioni di oggi, come la diede a quelle del passato”.
La sua fecondità, la bontà e la salubrità della sua acqua, “non è data – come afferma Papa Francesco – né dal successo, né dall’insuccesso secondo criteri di valutazione umana, ma dal conformarsi alla logica della Croce di Gesù, che è la logica dell’uscire da se stessi e donarsi, la logica dell’amore”

Quello che conta è che la fontana continui a essere fedele al Datore dell’acqua, non dimenticandosi mai che è solo uno strumento, un povero strumento, al servizio di Colui dal cui seno sgorgò acqua viva che dona vita e felicità.
Per questo, la fontana deve ricordare che – come insegna Papa Francesco – “la missione è grazia. … La diffusione del Vangelo non è assicurata né dal numero delle persone, né dal prestigio dell’istituzione, né dalla quantità di risorse disponibili. Quello che conta è essere permeati dall’amore di Cristo, lasciarsi condurre dallo Spirito Santo, e innestare la propria vita nell’albero della vita, che è la Croce del Signore”.


Possibili focus per la Comunicazione nella Chiesa, riferendosi all’acqua che sgorga dalla fontana:
  • scelta di prossimità: essere dove abitano gli uomini.
  • necessità di purezza e autenticità: messaggio e medium, non siamo noi l'acqua, ma siamo responsabili perché l'acqua possa essere accessibile a tutti. Dalla nostra coerenza dipende che l'acqua non risulti inquinata
  • "Si è ciò che si comunica"
    cf. Manifesto Parole O_Stili # 02
  • necessità di un modello superiore: gratuità, apertura a tutti, con un prezzo da pagare: il rischio di non essere visti, valorizzati o considerati, ma solo "usati").
  • la sussidiarietà. Fondamentale "fare la propria parte": essere strumento, evitando ogni forma di autoreferenzialità
  • la logica del servizio: lavorare per un fine che vada oltre l'affermazione personale.