quando ti rubano tutto, da cosa ripartire?

All'indomani del furto di tutta l'attrezzatura (inizio di Agosto) per il mio lavoro di comunicatore, avevo scritto:
Non è nel mio stile piangermi addosso...
ma se vi dicessi che ieri, mi hanno rubato tutto?!
Per un po' non riuscirò a lavorare come vorrei (è dura, ci sarà da rimboccarsi le maniche e non poco).
Il mio pensiero va in questo momento a tante persone che stanno vivendo momenti di difficoltà sul lavoro, sono precari, hanno poche prospettive o hanno subito rovesci finanziari ed economici, vivendo grandi disagi personalmente e in famigla.
Il mio pensiero e il mio abbraccio va a loro.
Io continuo a seminare.
Al momento non ho niente con cui lavorare, se non il cellulare. Non è per niente facile così.
Poche speranze sin da subito di recuperare qualcosa, ho la speranza di un qualche risarcimento tramite l'assicurazione.
È stato un svuotare non soltanto materiale: ti senti derubato non solo delle cose, ma di idee, prospettive, progetti...

Ti chiedi anche "perchè" e "perchè a me"?
L'incontro con tante persone mi ha aiutato a riflettere sulle mie motivazioni e sul valore, per me assoluto, di servire e mettermi al servizio degli altri.
In questi giorni lo sto facendo soprattutto connl'ascolto e con il dialogo: non ho altri strumenti... ma così mi sento ricco e assolutamente "non svuotato".

Rileggo il mio progetto, la carta alla base del mio comunicare nella Chiesa: puntare sulle relazioni, costruire ponti.
Mi hanno però rubato le pietre.

Non mi sento un rassegnato: le idee non mi mancano anche se, nella comunicazione, se non le racconti e non ti relazioni sei fermo... e c'è tanto buio.
Al momento sono proprio fermo con le quattro frecce come dopo un incidente. So ancora guidare, e dove vado adesso...? E più stai fermo, più la strada ti fa paura.

Devo ricostruire (in me soprattutto): fare ponti... ma le pietre non ce l'hai e hai paura di non sapere più fare il tuo mestiere.

Penso a quelle belle pietre "i masegni" delle nostre piazze, delle nostre città venete, che parlano quasi da sole: di idee, di arte, di professionalità, di entusiasmo e saperci fare. Ma è una via che adesso non posso percorrere...

Ma penso anche a quelle cose minute, spesso "scarti" o cose di recupero: i detriti (i "ruinassi" in veneto) che son usate in modo sotterraneo, nascosto... ma letteralmente fondamentale: usate come fondamenta per permettere di costruire a loro volta.

Per comunicare, lavorare, relazionarmi, io adesso mi vedo in questa fase: anche se un po' calpestato dagli eventi.
Quella logica del resto, dello scarto, del seme quasi disperso nella terra: non concetti per qualche discorso in chiesa, ma l'abc per ripartire e coltivare qualcosa di vero.
Lo farò intanto ascoltando, parlando, dialogando, illustrando nella grafica tutto quello che mi sarà possibile.

Io continuo a seminare

foto: la povera porta della Canonica che se la passa sicuramente peggio di me.