spazio di rispetto: ascoltare per dare voce

Una giovane viene a parlarmi, sulla scia di un'esperienza estiva vissuta insieme: un Campo Giovani nel quale Martina (nome di fantasia) si è trovata inaspettamente ascoltata e presa in considerazione.
Studiare per un proprio futuro, ma decisamente disillusa sul presente.
"I giovani?... Chi si interroga davvero su di loro?
Gli adulti hanno già le loro risposte e si basano su quelle".
Mi dice con non poca sorpresa: "Non mi è mai capitato che qualcuno si impegni nell'ascoltarmi e nel ripartire da me".
Per me, come prete e comunicatore, silenzio e ascolto sono fondamentali.
Scoprire il dialogo in tutta la sua ricchezza, è creare le basi per una simmetria comunicativa che diventa relazione autentica. Ognuno fa la sua parte: non basta solo trasmettere o insegnare, occorre una circolarità che comunichi e generi.
Certo perché questo possa accadere non basta più parlare con il linguaggio tradizionale. Occorre un nuovo linguaggio: accompagnamento spirtuale e riconciliazione come gioia, riconciliazione come incontro personale con Cristo e con i fratelli, sentendosi anche fragili, ma veri e autentici, accolti e ascoltati per quelli che si è.
Molto tempo dedicato all'ascolto della persona e alla ricerca personale di un programma di vita per il futuro.
Accompagnare, valorizzare, condividere, co-creare.

#spaziodirispetto

Quaresima, questo tempo di Quaresima il dolce rimedio della preghiera, dell’elemosina e del digiuno.
Dedicando più tempo alla preghiera, permettiamo al nostro cuore di scoprire le menzogne segrete con le quali inganniamo noi stessi, per cercare finalmente la consolazione in Dio. Egli è nostro Padre e vuole per noi la vita.
L’esercizio dell’elemosina ci libera dall’avidità e ci aiuta a scoprire che l’altro è mio fratello: ciò che ho non è mai solo mio. Come vorrei che l’elemosina si tramutasse per tutti in un vero e proprio stile di vita! Come vorrei che, in quanto cristiani, seguissimo l’esempio degli Apostoli e vedessimo nella possibilità di condividere con gli altri i nostri beni una testimonianza concreta della comunione che viviamo nella Chiesa. A questo proposito faccio mia l’esortazione di san Paolo, quando invitava i Corinti alla colletta per la comunità di Gerusalemme: «Si tratta di cosa vantaggiosa per voi» (2 Cor 8,10). Questo vale in modo speciale nella Quaresima, durante la quale molti organismi raccolgono collette a favore di Chiese e popolazioni in difficoltà. Ma come vorrei che anche nei nostri rapporti quotidiani, davanti a ogni fratello che ci chiede un aiuto, noi pensassimo che lì c’è un appello della divina Provvidenza: ogni elemosina è un’occasione per prendere parte alla Provvidenza di Dio verso i suoi figli; e se Egli oggi si serve di me per aiutare un fratello, come domani non provvederà anche alle mie necessità, Lui che non si lascia vincere in generosità?
Il digiuno, infine, toglie forza alla nostra violenza, ci disarma, e costituisce un’importante occasione di crescita. Da una parte, ci permette di sperimentare ciò che provano quanti mancano anche dello stretto necessario e conoscono i morsi quotidiani dalla fame; dall’altra, esprime la condizione del nostro spirito, affamato di bontà e assetato della vita di Dio. Il digiuno ci sveglia, ci fa più attenti a Dio e al prossimo, ridesta la volontà di obbedire a Dio che, solo, sazia la nostra fame. la strada da seguire evidenziando tre aspetti della vita cristiana. Il primo la preghiera perché “permettiamo al nostro cuore di scoprire le menzogne segrete con le quali inganniamo noi stessi, per cercare finalmente la consolazione in Dio”. Il secondo è l’elemosina che “ci libera dall’avidità e ci aiuta a scoprire che l’altro è mio fratello, che ciò che ho non è mai solo mio”. Infine il digiuno che “toglie forza alla nostra violenza, ci disarma, e costituisce un’importante occasione di crescita”.

Tempo di Quaresima il rimedio della preghiera, dell’elemosina e del digiuno.
Dedicando più tempo alla preghiera, permettiamo al nostro cuore di scoprire le menzogne segrete con le quali inganniamo noi stessi, per cercare finalmente la consolazione in Dio. Egli è nostro Padre e vuole per noi la vita.
L’esercizio dell’elemosina ci libera dall’avidità e ci aiuta a scoprire che l’altro è mio fratello: ciò che ho non è mai solo mio. Come vorrei che l’elemosina si tramutasse per tutti in un vero e proprio stile di vita! Come vorrei che, in quanto cristiani, seguissimo l’esempio degli Apostoli e vedessimo nella possibilità di condividere con gli altri i nostri beni una testimonianza concreta della comunione che viviamo nella Chiesa. A questo proposito faccio mia l’esortazione di san Paolo, quando invitava i Corinti alla colletta per la comunità di Gerusalemme: «Si tratta di cosa vantaggiosa per voi» (2 Cor 8,10). Questo vale in modo speciale nella Quaresima, durante la quale molti organismi raccolgono collette a favore di Chiese e popolazioni in difficoltà. Ma come vorrei che anche nei nostri rapporti quotidiani, davanti a ogni fratello che ci chiede un aiuto, noi pensassimo che lì c’è un appello della divina Provvidenza: ogni elemosina è un’occasione per prendere parte alla Provvidenza di Dio verso i suoi figli; e se Egli oggi si serve di me per aiutare un fratello, come domani non provvederà anche alle mie necessità, Lui che non si lascia vincere in generosità?
Il digiuno, infine, toglie forza alla nostra violenza, ci disarma, e costituisce un’importante occasione di crescita. Da una parte, ci permette di sperimentare ciò che provano quanti mancano anche dello stretto necessario e conoscono i morsi quotidiani dalla fame; dall’altra, esprime la condizione del nostro spirito, affamato di bontà e assetato della vita di Dio. Il digiuno ci sveglia, ci fa più attenti a Dio e al prossimo, ridesta la volontà di obbedire a Dio che, solo, sazia la nostra fame.

Comunicare con il cuore ci fa scoprire la falsità con la quale inganniamo noi stessi per primi